venerdì 21 ottobre 2016

Step 04 - Il colore e il mito

Uno degli elementi fondamentali all'interno di una narrazione mitologica è certamente il colore. Infatti, come già detto e come si dirà in seguito, esso non rappresenta solo un fenomeno fisico, ma diventa parte integrante di una spititualità altrimenti difficilmente esprimibile.
In questo post si cercherà quindi di definire un rapporto totale tra mito e il colore bronzo dato che è molto improbabile trovare narrazioni in cui sia presente il bronzo antico.
Si allargherà il campo di indagine a quante più culture e popoli differenti.

Prima di presentare il nostro colore nel mito, è importante descrivere la figura di Iris (o Iride), figlia di Taumante ed Elettra. Iris non è altro che la personificazione dell'arcobaleno, rappresenta tutti i colori.
Così come l'arcobaleno unisce come un ponte cielo e terra, anche Iris aveva il compito di creare un tramite tra mondo celeste e mondo terreno, diventando così messaggera degli dei. Aveva il compito di consegnare gli ordini celesti, soprattutto quelli di Zeus.

Iris


Mitologia greca

Mito di Talo

Statua di Talo


Talo era un gigante di bronzo. Egli nacque nell’officina di Efesto, il dio che lavorava i metalli tramite l’utilizzo del fuoco. Si pensava che fosse stato creato per desiderio dello stesso Zeus, padre degli Dei per una delle sue amanti. Egli aveva il desiderio che Europa, una delle sue amate, potesse difendere la sua città da attacchi di altri popoli e fu proprio per questo che Talo venne creato. egli era in grado di muoversi autonomamente, come un uomo. Minosse, figlio di Europa e re di Creta, lo incaricò dell’isola.
Talo riusciva brillantemente a difendere l'isola ed incarnava esattamente l'essere metà uomo, metà automa, metà dio, ovvero allo stesso tempo indistruttibile e dai tratti e dal pensiero umano.
Egli però aveva un punto debole, fonte allo stesso tempo di vita e di morte: una vena posta su una delle due caviglie; vita perché gli consentiva di muoversi come un essere umano; morte perché la vena rappresentava l'unico lato umano e quindi perfettamente vulnerabile.
Si narra che Talo morì proprio a causa di quella vena piena di sangue. Alcuni narrano che avesse sbattuto la caviglia su uno scoglio, altri che fu Medea, donna affascinante, ad imbrogliarlo e a farlo uccidere. Nonostante fosse un automa, egli morì da vero uomo.

 La stirpe del bronzo

Si narra che furono create da Zeus alcune stirpi di uomini. Tra queste, precisamente la terza, ci fu la stirpe di bronzo.
Questa stirpe era "terribile e violenta",uomini prepotenti, nulla a che vedere con quella dell'argento, certamente più nobile.
Si dice che questi uomini avessero un cuore duro come un diamante. Lavoravano il bronzo, le loro armi erano di bronzo così come le loro abitazioni.


In questa stirpe non esistevano femmine e per riprodursi non avevano bisogno della presenza femminile, "generati vuoi dalla terra, vuoi caduti dagli alberi". Zeus, per punire questa stirpe terribile, donò loro Pandora, simbolo di femminilità, la prima donna. Da quel momento, gli uomini del bronzo scomparvero e, in un modo o nell'altro, raggiunsero la terribile dimora di Ade, re degli Inferi.

L'età dell'argento ( 1637-1641), Pietro Berrettini da Cortona (1596-1669)
Palazzo Pitti, Firenze (Italia)

Mito delle stirpi (Platone)

Nel celebre dialogo "La Repubblica", Platone cerca di presentare una nuova idea di Stato, fondato sulla divisione in tre classi sociali: i governanti (i filosofi), che rappresentano la parte razionale dello  Stato, i guerrieri, coloro che difendono lo Stato e rappresentano la parte irascibile, e i lavoratori, coloro che non sono né abili per governare né abili per difendere, rappresentano la parte concupiscibile.
Platone però afferma che l'appartenenza a queste classi non è ereditaria ma dipende essenzialmente dell'anima. Infatti, anche un semplice figlio di lavoratori che sia dotato di razionalità ha la possibilità di accedere alla classe dei governanti e viceversa.
Egli ricorre al mito delle stirpi, un mito di derivazione fenicia.
Tutti gli uomini, in principio, erano uguali e giacevano sotto terra. In seguito furono plasmati dal dio che decise di porre alcuni di essi nell'oro, altri nell'argento e altri ancora nel bronzo e nel ferro, metalli non nobili.
Solo così il dio potè scegliere coloro che erano capaci a governare, coloro destinati a combattere e coloro che invece dovevano sottoporsi ad attività più semplici.
Gli uomini d'oro dovevano curare l'educazione dei più giovani e dovevano fare in modo che questi il governi non arrivasse nelle mani di uomini di ferro o di bronzo, giungendo alla completa rovina.


Mitologia romana

Lupa Capitolina

La leggenda narra che Rea Silvia, una vestale, fu violentata da Marte, dio della guerra, e successivamente partorì due gemelli, Romolo e Remo. Numitore, loro nonno, fu spodestato dal trono di Alba Longa da suo fratello Amulio.
Amulio stesso decise di gettare nel Tevere i due nipoti all'interno di una cesta, per timore che, diventando grandi, potessero rivendicare il trono. I gemelli furono trovati e recuperati da una lupa che si prese cura di loro fino a che Faustolo, un pastore, non li trovò.
La Lupa è il simbolo di Roma e la sua statua, in bronzo, divenne l'icona della città.



Lupa Capitolina


Racconto biblico: Nehustan

Nella Bibbia si racconta che Mosè, per convincere il Faraone che le sue parole venissero direttamente da Dio, prese il bastone di Aronne, lo buttò a terra, ed esso si trasformò in un serpente. Il Faraone stesso interpellò i maghi che fecero lo stesso incantesimo ma il serpente di Mosè mangiò tutti gli altri.
Lo stesso serpente ritorna nella narrazione biblica nel momento in cui Dio decide di mandare tra gli Israeliti alcuni serpenti velenosi, a causa di loro lamentele per il viaggio nel deserto.
Il popolò pentito si rivolge allo stesso Mosè per scongiurare Dio di allontanare i serpenti. A seguito di ciò, Dio gli ordina di costruire un serpente di bronzo; chiunque venisse morso dai serpenti, si sarebbe salvato soltanto dopo aver guardato il serpente di bronzo.
 
Michelangelo, il Serpente di bronzo, Cappella Sistina (1511-1512)

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